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L’associazionismo a Sesto: analisi situazionale per future politiche di sviluppo

Introduzione

Il gruppo, in questi primi mesi di lavoro ed in vista della seconda parte della conferenza programmatica, si è concentrato sulle politiche associative e sull’analisi dell’associazionismo a Sesto. Data la molteplice natura degli argomenti insiti in un gruppo di così vasto respiro, ai partecipanti, su impulso del coordinatore, è sembrato di più immediata utilità concentrarsi su uno degli aspetti per fornire una chiave di lettura il più ampia ed esauriente possibile su almeno una delle “deleghe”.

Analisi situazionale

1. La prima e fondamentale osservazione, piuttosto trasversale da cui discendono le successive, ci porta a costatare che una vera e propria politica per l’associazionismo faccia fatica ad affermarsi. Per politica intendiamo infatti un sistema di provvedimenti e strutture organico atto allo sviluppo, gestione e alla diffusione della vita associazionistica. Esistono piuttosto una serie di istituzioni e/o pratiche con un certo grado di resa disarmonica.

L’Assemblea delle associazioni ad esempio – d’ora in avanti “Consulta” – appare come un organo costruito senza l’effettiva collaborazione preventiva delle realtà del territorio e si sovrappone, per struttura della rappresentanza, anche ad altri organi consultivi già presenti in città, come ad esempio la Consulta dello sport, oltre che avere contorni di azione e ordinamento giuridico non perfettamente delineati.

Nello specifico, emerge l’esigenza di una definizione più precisa di associazionismo, senza la quale risulta difficoltoso procedere alla costruzione del suddetto sistema. Nelle ultime due riunioni del gruppo, tra i presenti, vi è stata una convergenza di opinioni sullo scorporamento delle associazioni che si occupano di attività in senso volontaristico senza scopo di lucro e quelle che, pur richiamandosi alla natura associazionistica, risultano invece avere anche uno scopo commerciale.

Senza la volontà di procedere ad una iper-definizione troppo complessa, questa distinzione orienta la scelta sul senso dell’attività associativa da supportare con politiche pubbliche, intesa come volontaria aggregazione di cittadini per la costruzione di qualità sociale attraverso la promozione di specifiche aree di interesse tematico. Così facendo, si avrebbe anche la conseguente modifica dell’albo delle associazioni ed una più mirata concentrazione di supporto a quelle realtà che rispondono a simili caratteristiche, attraverso un criterio più oggettivo da svilupparsi in concerto con le associazioni.

2. Conseguente al primo punto, il principio generale emerso è che, pur nella comprensibile volontà di mantenere realtà storiche in vita, il pubblico deve prima di tutto garantire la parità di condizioni, agevolazioni e possibilità di crescita e sviluppo a tutte le realtà.

E’ però evidente che alcune realtà contribuiscono più di altre all’erogazione, pur su base volontaristica, di servizi che costituiscono una risorsa per il welfare cittadino o per la conservazione della identità storica della città e non semplicemente un momento di aggregazione di “svago”. In questo caso sembra lecito che ci sia una definizione specifica di queste realtà che vengano però inglobate in modo chiaro e trasparente nella struttura del governo del territorio, proprio in virtù di questa loro ricaduta sociale, in modo da conferire uno status particolare di utilità pubblica che sia trasparente e regolamentato.

3. Un’altra constatazione emersa sottolinea come il tessuto associazionistico della città stia cambiando rispetto alla struttura che ha fino ad ora avuto. Se da un lato nascono associazioni che a volte non sentono l’esigenza di fare rete tra loro, dall’altro storiche realtà nate in città e sviluppate poi sul territorio nazionale sembrano incontrare difficoltà ad auto-rigenerarsi. La realtà non deve tuttavia allarmare essendo frutto di un cambiamento nella composizione socio-demografica urbana e conseguente ad un naturale turn-over nelle esigenze e delle volontà di aggregazione tra i cittadini.

A questo riguardo il gruppo si è anche spinto verso la definizione di alcune ipotesi di proposta.

Una prima ipotesi di proposta, che procede nel senso duplice di rivitalizzare storiche realtà e di incentivarne di nuove, intercetta la possibilità di relazione tra le scuole e il volontariato. Una recente disposizione inserita nella riforma governativa di settore intitolata “La buona scuola” prevede l’acquisto di crediti formativi extrascolastici per quegli alunni che compiano attività di volontariato sul territorio. L’idea è quella di costruire un accordo quadro tra il comune, le associazioni e le scuole, magari per il tramite attivo del neo costituito “Forum giovani” di Sesto, al fine di incanalare queste attività per crediti formativi in specifici progetti con le associazioni rispondenti alle varie aree.

In secondo luogo, il pubblico potrebbe essere in grado di approntare un coordinamento e una ottimizzazione, quando possibile, delle realtà associative. Si nota che questa difficoltà spesso è presente in più associazioni che anno dopo anno decrescono di numero al loro interno ma che sono portavoce dello stesso “tema” (si faceva l’esempio delle corali). In questo caso una possibile soluzione sarebbe quella di incentivare la fusione logistica tra associazioni simili in modo da ovviare in prima istanza a questo problema. L’ipotesi è ovviamente ottimista e forse pionieristica ma crediamo valga la pena introdurla, se non altro come spunto.

Inoltre, il sopra citato ruolo di coordinamento della consulta appare poco solido non solo per la scarsità di partecipazione effettiva da parte di molte realtà, ma anche e soprattutto per la natura consultiva ambigua che viene semmai attivata in ordine a proposte già definite in ambito amministrativo, oltre che per la sovrapposizione con organismi già presenti in ambito sportivo e di assistenza al welfare (come sottolineato). In questo senso la struttura rappresentativa, il ruolo e l’ordinamento giuridico della consulta sembrano da ristrutturare e un dibattito successivo del gruppo, magari in sede di conferenza programmatica e nei successivi lavori, potrà concentrarsi proprio su questo aspetto.

4. Un successivo punto di discussione ha riguardato la politica di distribuzione e gestione degli spazi pubblici. Il gruppo ha in prima istanza lasciato in sottofondo il tema della casa delle associazioni, preferendo concentrarsi sulla gestione degli spazi già presenti in città.

Non sembra esiste una disciplina unica e uniforme sull’assegnazione degli spazi e spesso la modalità varia da settore a settore e da progetto a progetto. Questa situazione non rende del tutto uniforme e chiara la realtà in materia e si presta ad interpretazioni di volta in volta differenti. Da qui la necessità di definire la politica di assegnazione e gestione sulla base di due criteri fondamentali:

  1. La condivisione degli spazi comunali tra più associazioni.
  2. Una struttura di assegnazione obbligatoria che, eliminando il criterio dell’assegnazione diretta, introduca un criterio più oggettivo, misurabile e standardizzante possibilmente da sviluppare in concerto con le associazioni.

In questo modo si potrebbe ovviare in un primo tempo alla scarsità di spazi. L’esempio più concreto si ha con i centri anziani, gestiti da relative associazioni ma che hanno sede in strutture pubbliche che potrebbero essere di conseguenza condivise, magari con realtà giovani (anche per anagrafica) che sono nettamente penalizzate sotto questo punto di vista. E’ necessario però che le istituzioni vigilino e controllino l’effettiva possibilità di condivisione, al fine di far rispettare questo principio.

La proposta di Casa delle associazioni assume contorni non ben definiti soprattutto in relazione ai “vuoti” normativi e concettuali esposti da più membri del gruppo ma anche rispetto al criterio di formazione del regolamento, che ad oggi è costruito attorno ad una proposta prettamente istituzionale e non pienamente concertata assieme alle realtà del territorio[1]. Accanto a queste argomentazioni, appare evidente che il progetto non sembra tenere pienamente conto delle criticità della struttura, laddove la natura e la quantificazione monetaria degli interventi di ristrutturazione non sono chiari e rappresentano un punto dirimente fondamentale. Di conseguenza uno studio e una eventuale proposta specifica e approfondita, che tenga anche conto dell’esperienza di altre case delle associazioni sparse sul territorio del Nord Italia, sembra opportuno venga contemplato non soltanto dal partito ma soprattutto in sede amministrativa. Ci preme rilevare che il progetto – assai positivo ed atteso da lungo tempo – abbisogna anche di una chiara definizione degli oneri finanziari a regime oltre che di un regolamento di gestione (sia economica che organizzativa) che contempli l’ingresso stabile dell’amministrazione e non si affidi all’unico apporto delle associazioni, apporto che sarebbe oltre che troppo oneroso in termini di tempo e risorse, anche difficile da organizzare e parametrizzare. Ci sembra quindi necessario, prima di portare a compimento questo progetto, che tutti i dubbi e le zone di scarsa definizione finanziaria e gestionale vengano dissipati in modo da proporre alla città una realtà solida ed efficace.

5. Un ultimo aspetto emerso dai lavori e dai colloqui anche informali intercorsi tra il coordinatore e le realtà associative è quello del bisogno di un punto di contatto e un sistema organizzato, da parte del comune, che aiuti, agevoli e snellisca il lato “burocratico” del fare associazionismo. Ci siamo infatti chiesti perché, accanto allo sportello unico delle imprese e ad altri uffici preposti (ad esempio le attività sportive) non esista un punto di contatto amministrativo parimenti definito e organizzato. L’attuale sportello delle associazioni è, a tutti gli effetti, parte dell’URP comunale e non vive, di conseguenza, di una “vita autonoma”. Spesso chi fa parte di un’associazione non ha la stessa quantità di tempo da poter dedicare alle pratiche burocratiche e di conseguenza sarebbe di enorme aiuto avere un supporto simile particolarmente dedicato.

Pensiamo alla procedura di richiesta di prenotazione delle sale per eventi e/o iniziative: in questo caso i passaggi sono molti e non “a misura di cittadino” e la richiesta deve essere protocollata fisicamente oppure inserita per il tramite PEC, che non tutti per ora hanno a disposizione. La digitalizzazione dell’amministrazione può invece aiutare anche in questo senso, creando ad esempio un form di prenotazione e compilazione della modulistica direttamente online con possibilità di accettazione della prenotazione in via digitale. Questo è un esempio pratico che però restituisce la misura dell’enorme facilitazione che l’associazionismo avrebbe da un ufficio appositamente organizzato. Ultima annotazione: potrebbe essere di grande utilità un processo di formazione dell’associazionismo sulle regole e sull’alfabetizzazione informatica per rendere più veloci ed efficienti gli scambi con la struttura amministrativa comunale.

Resta, come minimo comune denominatore ai punti fino ad ora elencati, la considerazione che il consolidamento e lo sviluppo successivo delle politiche associative a Sesto necessiti, in forme da valutarsi, di una linea di bilancio specifica atta non solo alla definizione strategica degli obiettivi ma anche e soprattutto alla loro realizzazione. Siamo certamente consapevoli della congiuntura economica degli enti locali e della situazione di riordino interna a Sesto, ma riteniamo parimenti che almeno una discussione politica in questo senso possa e debba essere intrapresa.

Federico Maisenti

Coordinatore gruppo di lavoro.

[1] Durante la stesura finale di questo documento (fine 2015), è al vaglio dell’assessorato competente, su ultime indicazioni dell’organo direttivo dell’Assemblea delle associazioni, una proposta definitiva di regolamento che sarà oggetto di successiva votazione plenaria.

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